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Corto Maltese: altri tre tiri

Il Berni è mesi che insiste: secondo lui, ci starebbero ancora tre tiri su Corto Maltese. Alla fine, stremati dalle lusinghe, accettiamo la proposta e così si ricompone la Compagnia del Casello Autostradale.

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Appuntamento allo slargo appena usciti da San Giorgio Canavese, composizione veloce della cordata con materiale annesso, solite discussioni su cosa portare e cosa lasciare in auto e solito finale: il mio zaino pesa il doppio degli altri due. Giustamente mi si fa notare che un mulo è un elemento indispensabile in una cordata a tre.

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Siamo alla base delle vie. Si attacca. Il Berni davanti a tirare tutto il possibile per fare in fretta che le giornate si stanno accorciando, dietro Valerik ed io con il materiale. Sulla via una cordata sta già salendo ma il Berni li convince a lasciarci il passo. Non so cosa gli abbia promesso ma sono sorridenti e rilassati quando gli passo vicino e li ringrazio della cortesia.

Un’ora e mezza e siamo all’ultima sosta di Corto. Ci prepariamo per continuare la via. Mi tocca.

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Bhe, a occhio, mi è andata bene, prima si cammina su erba e poi un breve risalto con un arco fessurato che ti deposita su una bella placca, non mi sembra difficile.

Porca puzzola… non è come sembrava!!! Ho messo tre friend nella fessura, con le dita mi tengo all’ultimo angolo dell’arco, guardo con sospetto il micro friend che ho messo vicino alle mie dita. Lo sento il bastardo, mi sussurra: “molla quelle dita,…. ti tengo io”. E no, non mi fido, se mi appendo mi ribalto all’indietro faccio una sbottonatura degna di un climber americano sulla Salathe. Sono in questa posizione precaria da troppo tempo, devo decidermi: provo a prendere il trapano… buco. Mollo il trapano a penzoloni, metto il fixe, lo martello come se non ci fosse un domani, mi appendo. Posso finalmente prendere il cricchetto e chiudere il bullone. Il più è fatto altri due spit e arrivo a montare la sosta.

Parte il Berni.

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Sfoggia delle scarpette che andrebbero esposte al Museo della Montagna o vendute come reliquie di un Hobbit pluricentenario. Non penso abbia più nessuna suola gommosa, oramai arrampica sulla pelle nuda… che i maratoneti kenioti delle olimpiadi degli anni 60… gli fanno un baffo! Si allontana dalla sosta.

Comincio a rompergli le palle come al solito: “chioda, metti sto spit, non troppo alto…. ma no è troppo basso, attento al trapano, che se voli me lo rompi”. Di solito ci mette 20 secondi a mandarmi a cagare…. Sta invecchiando…. adesso passano almeno 50 secondi prima del fatidico “Vaffanculo”.

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Mica male sta placca sotto il tetto, si presta a fare un giro lungo intorno per non incastrare la corda nella fessura, posizionamento delle spit sulla base del tetto che si alza e poi via di corsa sino alla sosta. “Molla tutto”… OK partiamo anche noi. Superato il tetto si va lungo una fessura che ovviamente accoglie il minimo sindacale di fixe (stile Berni sulla placca!!!). Visto che ci sono pulisco la fessura ma sta cominciando a fare freddo all’ombra, Valerik mi morde i calcagni, meglio arrampicare. Sosta comoda ma il tempo stringe, nessun cambio di chiodatore (che come minimo impieghiamo un quarto d’ora a scambiarci tutto l’armentario!).

Parte di nuovo il Berni. Ultimo tiro. Prima una placca e poi un muretto con fessura che sembra alquanto ostico. Ma con un colpo di culo da paura, ecco che le mani del Berni scoprono una piccola acquasantiera che permette di chiodare e andare via a destra su una nuova placca superlativa. Tiro bello, ripuliamo un pochino la partenza e la placca dei licheni sino ad arrivare in sosta. Sorpresa!! La sosta presente è della ditta Ciano modello Gerva.

Siamo in tre a usare queste soste, uno di noi è passato a mettere un pochino di ordine nella storia di questa parete. Ha fatto un ottimo lavoro contribuendo non poco alla sicurezza della via e mettendoci un pochino di pepe con alcune varianti ingaggiose al punto giusto. Selfie di vetta con le solite facce da scappati di casa…. anzi no, per noi due dalla Casa di Riposo di San Gaudenzio che, visto i lustri mi sembra più appropriata. Via di corsa sulle doppie che il sole sta tramontando sul versante opposto.

TRACCIATO 1

Storia chiusa??? Per me di sicuro!.

Il Berni non la pensa così, sta cercando di corrompere la Valerik con altri 2 o 3 tiretti che sembrano nascere come un’araba fenice, ogni volta che arriviamo all’ultima sosta. Vedremo come andrà a finire.

La Compagnia del Casello, per il momento, non si scioglie e il viaggio continua.

 

Gian Piero Porcheddu (GPP)

 

RELAZIONE DELLA VIA

Parete dell’ALPHERIAN o meglio…AHPERIAN– Vallone di Forzo – Val Soana
Via “CORTO MALTESE”
Via dedicata a Roberto Bonelli.

Aperta dal basso da: Marco Bernini, Gian Piero Porcheddu (GPP) e Valeria de Vecchi (Valerik)in data 22/06,05/07/2021, terminata il 18/09/2022

Accesso: Giunti a Pont Canavese prendere per la Val Soana e dopo circa 12 km imboccare il bivio a Sx per la Valle di Forzo proseguendo sino alla frazione Pessetto, parcheggiare nei pressi di un ponte, a Sx, 100 m prima della frazione.

Avvicinamento: tornare indietro lungo la strada per circa 150m sino ad un evidente masso sulla SX, palina gialla con indicato “Ahperian e Ancisieu”, seguire il sentiero tralasciando l’indicazione a Dx “Ancisieu” e continuare verso Sx per il sentiero sino ad un evidente diedro con scritto alla base “Eno Valerio”.
Venti minuti circa dall’auto.

Note: Sviluppo:330m circa, le fessure, nel limite del possibile, sono state lasciate pulite e occorre piazzare protezioni veloci, pertanto indispensabile portarsi dietro una serie di nut e friend dai micro sino al blu BD grande (N°3).

Difficoltà obbligatoria: 6a.

Descrizione della via:
L1: attaccare per il muretto a fixe a destra del diedro, arrivati al fixe prima della sosta spostarsi a sx, 1 fixe e sosta. 5b.
L2: salire la bella placca sopra la sosta, 6a, che si abbatte negli ultimi metri.
L3: oltrepassare la cengia erbosa a dx e salire prima per placca poi il corto muretto, ribaltarsi sulla successiva placca e passare dietro ad uno spuntone, sopra il quale si sosta. 5c.
L4: difficile strapiombino a sx,passi di 6b+, una successione di gradini rovesci porta ad un fessurino, 5c/6a che si segue sino in sosta.
L5: per placche e diedri fessurati, passi di 5c, si arriva a S5.
L6: dritti sopra la sosta per fessure, 1° fixe alto, successione di placche e fessure orizzontali portano ad una placca nera con fessura cieca, uscirne per lo spigolo a dx (diritti è anche possibile, almeno 6c), corto diedrino e per facile placca in sosta. 5c/6a.
L7: oltrepassare la cengia puntando ad un fixe sotto ad un diedrino ad arco, superarlo (friends), scalare la successiva placca ed oltrepassare il canale erboso, 6a.
L8: traversare sotto il tetto, aggirare lo spigolo, fixe per non far incastrare le corde, e fessure sino alla sosta, prestare attenzione a delle grandi lame sospese a dx della sosta, 5c/6a.
L9: placca a prendere una lama, superarla, strapiombino e bella placca sino alla sosta finale, in comune con le altre Vie che escono in cima, 5c/6a.
Discesa: in doppia, la 1^ porta nel canale, la 2^ alla S6, poi lungo l’itinerario di salita.

 

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