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Trad Meeting 2016 – La storia della Valle dell’Orco per le Scuole di Alpinismo piemontesi

1La Valle dell’Orco sta recentemente tornando ad essere fulcro e fucina di giovani arrampicatori, è questo un dato di fatto su cui intavolare un discorso più ampio, che riguarda l’arrampicata in generale, tra le cui pieghe sempre più si sta distinguendo la cosiddetta arrampicata “tradizionale”, goffa trasposizione in italiano del termine “Trad Climbing”, che è tutt’altro che un’arrampicata all’antica, quantomeno per quanto riguarda il Piemonte e le Alpi Occidentali. Un termine più appropriato potrebbe essere “Clean Climbing”, ovvero arrampicare utilizzando solo protezioni veloci mobili, in modo da lasciare la parete esattamente come la si è trovata, senza necessità di alterare la roccia.


Si è concluso Domenica 18 Settembre il Trad Meeting 2016, la due giorni organizzata dal CAAI, Club Alpino Accademico, insieme all’LPV, Commissione Interregionale Scuole. Non è la prima volta che l’evento viene istituito, il primo Meeting si svolse nel 2010, da allora con cadenza biennale fessuristi e granitisti di tutto il mondo si sono incontrati sulle pareti del Gran Paradiso.

Lo scopo è sempre stato quello di favorire lo scambio di esperienze tra scalatori, promuovere l’arrampicata ed in particolare quella in stile Trad, e la Valle dell’Orco come sito privilegiato per questo tipo di scalata. Quest’anno ciò che è cambiato è il target, non più forti scalatori provenienti da ogni parte del mondo, bensì giovani istruttori del CAI.


2L’idea è rivoluzionaria, ed è il logico seguito dei tre meeting già trascorsi: si è fatto riscoprire al mondo il gioiello che abbiamo nel giardino di casa, ora lo mostriamo ai ragazzi delle scuole, e tramite loro ne diffondiamo la bellezza e la storia ai numerosissimi soci CAI e ai nuovi iscritti delle scuole di Alpinismo ed Arrampicata.
La storia della Valle, sotto l’aspetto arrampicatorio, è articolata, variegata quanto ricca di rivelazioni, assopimenti e riscoperte, dal lontano 1972 quando Motti e Manera diedero il via alle danze con l’apertura della Via dei Tempi Moderni, un susseguirsi di storie, personaggi, tecniche ed evoluzione interessò le impassibili pareti della valle.
Dalla scoperta del Caporal si passò a quella del Sergent da parte di Grassi e soci, per arrivare all’avvento di scalatori incredibilmente rivoluzionari come Bonelli e Galante, il primo purtroppo recentemente mancato e 3quest’ultimo prematuramente scomparso nel 1975, interrompendo il grande vento di novità che aveva interessato gli anni precedenti.
Dopo un paio d‘anni di stasi, nuovi personaggi si affiancano ai vecchi scopritori, ed è così che Gabriele Beuchod apre “l’Orecchio del Pachiderma”, primo VII grado della valle, riprendendo il filo interrotto del Nuovo Mattino. L’avvento di Marco Bernardi in valle fu ancora una volta tumultuoso, la sue incredibili prime libere agli inizi degli anni ’80 aprirono le porte dell’Orco a fortissimi arrampicatori venuti da fuori, scalatori del calibro di Manolo ed Edlinger, che scalarono e liberarono alcune delle vie più emblematiche.
Senza dilungarmi troppo, nel 1984, ad un anno di distanza dalla tragica scomparsa di Giampiero Motti (1983), arrivarono i primi spit nel Gran Paradiso, piantati dall’alto al Sergent. Dopo qualche altro anno di calma piatta, in Valle si presentò un certo Manlio Motto, che con uno stile tutto nuovo, dal basso e col trapano in mano, creò linee fantastiche in ogni angolo del Gran Paradiso, molto attivo e fecondo, il canavesano portò in valle e poi in Piantonetto e sul Bianco lo stile di Piola.
Fu l’anticamera di una certa vena sportiva, che si riflesse anche sul Caporal e sulle pareti della bassa valle.
Fu poi il tempo dell’artificiale “new age” di Valerio Folco e delle dure vie a spit da scalare in libera ad opera di grandissimi come Oviglia, lo stesso Folco e Massimo Farina. L’emulazione di ciò che avvenne in Yosemite 4portò alla libera delle grandi classiche degli anni ’70, da parte anche di personaggi apparentemente estranei alla valle, come Nardi, Brenna, Berthod e del trentino Larcher, il quale tutt’ora riesce a scovare e liberare nuovi tiri “trad” su pareti apparentemente sature come la Torre di Aimonin.
Il periodo recente vede il ritorno in Valle di Oviglia, le esplorazioni di Trombetta ed Amadio, le nuove aperture da parte di Celano e soci negli angoli più reconditi e dimenticati. Sempre più si cerca di relegare lo spit ad ultima risorsa, utilizzata in casi di placche e muri improteggibili, i chiodi tradizionali si adoperano ormai raramente e quindi l’uso delle protezioni mobili diviene predominante. Si arriva quindi ai giorni nostri, giorni in cui dall’estero, e più o meno in concomitanza con i primi Trad Meeting, arrivano grandi specialisti del granito come gli inglesi Randall e Whittaker, i fratelli Favresse e Villanueva, che ci mostrano ancora una volta come lo spit non sia necessario, e che con il “livello” e l’approccio mentale corretti sia possibile scalare linee difficilissime esclusivamente con le protezioni veloci.
Sul letto di una storia così eterogenea, tramite questo piccolo excursus che non vuole assolutamente essere esaustivo, è forse inappropriato parlare ora 5di arrampicata tradizionale, il “Trad” non è vecchio, come non è del tutto nuovo, ma è sicuramente la tendenza da seguire, per rispetto verso la storia, la roccia, verso gli originari apritori delle vie, e verso l’arrampicata stessa. Chiunque abbia avuto la fortuna di scalare o conoscere ambienti arrampicatori esteri: britannici, scandinavi, americani, avrà sicuramente ben presente questo tipo di etica ferrea, ma anche la consapevolezza che un patrimonio di vie e pareti come il nostro è difficilmente riscontrabile altrove.
Il Trad Meeting 2016 vuole perseguire questa strada, ed ha visto impegnati tra le file degli organizzatori ed accompagnatori alcuni grandi esponenti della storia della valle, tra cui Andrea Giorda e Maurizio Oviglia, senza dimenticare Sergio Cerutti, personaggi che non solo ne hanno scritto le pagine, ma ne continuano a tracciare il percorso ancora oggi. Il loro carisma e la loro esperienza hanno permesso a molti istruttori del CAI, più o meno avvezzi alla scalata in fessura, di scoprire che questo mondo “Trad”, o forse meglio “Clean” è possibile e vicino, molto più affine di quanto si possa pensare all’arrampicata sportiva, con la quale condivide numerose regole “etiche” che fa sue e addirittura amplia di significato.
6I ragazzi che hanno partecipato al Meeting, hanno dunque avuto la possibilità, alcuni di loro per la prima volta, di scalare su pareti meravigliose come Caporal, Sergent, Aimonin e Disertore, senza dimenticare piccole gemme nascoste come il Dado o la nuova arrivata, la falesia del Droide. Non sono mancati ovviamente i dolorosi finali di giornata al mitico masso Kosterlitz. Il livello di ciascuno si è sicuramente innalzato, anche solo per aver avuto la possibilità di vedere e provare con i propri occhi e le proprie dita che determinate scalate, leggendarie o recenti, sono fattibili con le corretta tecnica.
Il pernotto del nostro festante gruppo è avvenuto nel fantastico contesto, in particolar modo culinario, dell’Albergo “La Cascata” di Noasca, vera oasi di ristoro nel cuore del Gran Paradiso, gestito dai mitici Sabrina e Sandro, che non ci hanno sicuramente fatto mancare il carburante per le scalate di Domenica.
Tocca dunque ai giovani istruttori CAI presenti alla manifestazione, tra cui il sottoscritto, diffondere a partire dai corsi base di arrampicata, lo spirito e la storia di questo Meeting e di questa magica Valle, ben raccontata da Andrea Giorda durante la sua affascinante presentazione di sabato sera, e far si che ai nuovi iscritti ed ai novelli arrampicatori venga tramandata l’ispirazione e la forza degli antichi scalatori e del rude granito, come lo è stato per noi.
7Dalla via dei Tempi Moderni ad oggi molto è cambiato, molte persone dai diversi ideali hanno calcato le placche e scalato le fessure della Valle, ma ciò che mai dovrà cambiare e che dobbiamo impegnarci a tramandare sono l’amore per la montagna ed il rispetto per la roccia, fondamenti del CAI: la via è “Trad”.


Filippo Ghilardini con Jacopo Lerda e Fabio Ventre – Scuola Nazionale di Alpinismo Giusto Gervasutti

N.B. Nessuna delle foto inserite nell’articolo è di mia proprietà, sono state ottenute tramite google.it ed i diritti delle stesse sono detenuti dalle persone e/o dai siti citati in didascalia. In caso di disaccordo sulla pubblicazione, i titolari sono pregati di contattare l’autore.

Foto 1: Ugo Manera, insieme a Giampiero Motti e Mike Kosterlitz, in apertura sulla via del Pesce d’Aprile, Torre di Aimonin, 1973.
Diritti: Libro Pan e Pera, Tav. XI, Ugo Manera.


Foto 2: Mike Kosterlitz, vero “Deus ex Machina” per gli arrampicatori piemontesi degli anni ’70. Fu il pilastro su cui si costruì il Nuovo Mattino: portò ad un nuovo livello di difficoltà l’arrampicata libera, importò l’uso dei primi nut, diffuse in valle dell’Orco materiali e tecniche ormai noti oltremanica, ma allora sconosciuti in Piemonte. Portò con se una nuova dimensione dell’arrampicata, più sportiva, meno eroica e retorica.
Aprì da primo di cordata, insieme a Motti e Grassi, la via simbolo degli anni ’70 orchiani, il “Sole Nascente” (1973) al Caporal, con passi di arrampicata libera obbligatoria fino al VI grado. Diede il nome al famoso masso nei pressi del Sergent, scalandone la mitica fessura nel 1970, ripetuta solamente otto anni dopo da Roberto Bonelli.
8Mike Kosterlitz è stato recentemente insignito del premio Nobel per la fisica (2016), è curioso pensare che le ricerche che gli sono valse il massimo riconoscimento risalgono proprio ai primi anni ’70.
Diritti: www.askanews.it


Foto 3: Fessura della Disperazione (Sergent), 1a ascensione, 1974. In testa Danilo Galante, assicurato da Roberto Bonelli e Piero Lenzi. Sulla sinistra, Gian Piero Motti e Piero Pessa sulla Cannabis (2a ascensione).
Diritti: Alessandro Gogna, sito www.banff.it Foto: Giuse Locana


Foto 4: Andrea Giorda in apertura sul Nautilus al Sergent (1982), insieme a Mario Ogliengo e Roberto Perucca.
Diritti: Andrea Giorda


9Foto 5: Manolo su Incastro Amaro al Sergent, 7A trad(1982), la prima libera fu invece di Marco Bernardi nel 1981.
Diritti: Alessandro Gogna, sito www.banff.it


Foto 6: Patrick Edlinger durante la prima libera del “Totem Bianco” al Disertore nel 1982. Gradata nell’occasione 7A, la via fu aperta nel 1976 da Roberto Bonelli e Claudio Persico.
Diritti: Alessandro Gogna, sito www.banff.it


Foto 7: Adriano Trombetta su “Sitting Bull”, duro 6C+ trad, sopra al Dado. La via fu aperta da Andrea Giorda verso la fine degli anni ’70 e fu liberata da Manolo nel 1982.
Diritti: Adriano Trombetta, sito www.blogmountainzone.blogspot.com


Foto 8: Tom Randall ripete in libera “Greenspit”, 8B+ trad, nel 2014. La via fu aperta da Roberto Perucca negli anni ’80 con l’utilizzo di spit. E’ stata liberata in chiave Trad da Didier Berthod, nel 2003 con le protezioni già messe(pink point), nel 2005 lo stesso Didier tornò per salirla posizionandosi invece le protezioni necessarie dal basso. Gli spit vennero quindi rimossi.
10Fu poi ripetuta da Nico Favresse nel 2008, il quale in quei giorni ripetè in libera anche Itaca nel Sole al Caporal (aperta da Motti e Morello nel 1975 e liberata integralmente per la prima volta da Christian Brenna nel 2003).
Diritti: Tom Randall, sito www.ukclimbing.com


Foto 9: Sean Villanueva nel 2013 libera il diedro perfetto di “Legittima Visione” 8b al Dado, aperta da Adriano Trombetta. Adriano, in compagnia di di Sean e Nicolas Favresse percorre la valle aprendo e liberando nuovi e vecchi itinerari trad, tra cui la ruga di “Shitting Bull”, R4 7b/c, aperta da Trombetta, Amadio ed Aziz.
Diritti: Adriano Trombetta, sito www.blogmountainzone.blogspot.com


11Foto 10: Gennaio 2016, Rolando Larcher apre e libera “Conosci te stesso?” alla torre di Aimonin, E7 6c o 8a trad.
Sulla bella parete sopra Noasca, ormai apparentemente satura di itinerari, il trentino scova e libera questa nuova short climb estrema in stile Trad, libera inoltre la via aperta in stile misto sportivo/trad da Maurizio Oviglia e Paolo Seimandi nel 2009, “Cani & Gatti” 8a+.
Diritti: Riky Felderer, sito www.planetmountain.com


Foto 11: Filippo Ghilardini ripete flash “Totem Bianco” durate il Trad Meeting 2016.
Diritti: Maurizio Oviglia, sito pagina facebook di Maurizio


Foto 12: Sergio Cerutti, durante il Trad Meetign 2016, si scalda sul bellissimo fessurino di “Paris-Texas”, 6b trad, via aperta da Maurizio Oviglia e Francesco Arneodo nel 1986.
12Diritti: Maurizio Oviglia, sito pagina facebook di Maurizio


Foto 13: Il gruppo del Trad Meeting 2016. Alla prossima!
Diritti: Mauro Penasa CAAI

Bibliografia:

Maurizio Oviglia, Rock Paradise, Versante Sud, Milano 2000

Ugo Manera, Pan e Pera, CDA & Vivalda, Cuneo 2003

Maurizio Oviglia, Valle dell’Orco, Versante Sud, Milano 2010


www.banff.it
www.blogmountainzone.blogspot.com
www.ukclimbing.com
www.planetmountain.com
pagina facebook di Maurizio Oviglia
www.pietradiluna.com
www.askanews.it

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