logo gerva

Gran Capucin - Voyage selon Gulliver

I6 capucin

Gran Capucin - Voyage selon Gulliver  400 m ED+ 7a/b max, 6b+ obbl.

Gran_Capucin.pdf

Probabilmente una delle vie più famose non solo del Monte Bianco, ma delle Alpi intere. Un sogno e un obiettivo per tutti quelli che si avvicinano alla scalata in montagna. Sì, perché sul Gran Capucin fondamentalmente si scala e basta, essendo praticamente nullo l’ingaggio dal punto di vista alpinistico, che prevede una camminata su ghiacciaio in piano/discesa per un’oretta e il superamento di una semplice terminale che porta all’inizio della scalata vera e propria...

 Quando si chiede a qualcuno “com’è Voyage?” se ne sentono di tutte… qualcuno dice “facile”, qualcuno dice “pericolosa”, qualcuno parla del mitico passo in placca della seconda lunghezza dopo la cengia, qualcun altro racconta di difficili tiri nella parte alta.   Dopo la ripetizione fatta con Marco nell’agosto 2011 provo anche io a dire la mia, e soprattutto provo a riportare una mia relazione dell’itinerario di cui, sembrerà incredibile, in rete si trova pochissimo, così come non molti sono gli schizzi fatti bene di questa salita leggendaria (il migliore è sicuramente quello dell’opera di Petit-Bodet, Parois des Legendes).

Il mio parere personale è che effettivamente Voyage sia una via bellissima, soprattutto considerando il periodo in cui è stata salita e l’innovazione che rappresentò al tempo. Oggi rimane una scalata su granito pregevole, in cui molte sezioni sono lasciate alla capacità di proteggersi dello scalatore, con però un grosso vantaggio. Voyage è fondamentalmente una via poco fisica, in cui si riesce sempre a proteggersi da posizioni relativamente comode e stando sui piedi. Per le scalate granitiche questo è un vantaggio non da poco! Ben diversi sono i casi in cui bisogna proteggersi “tenendosi”…   Facendo un paragone con un’altra struttura granitica occidentale, penso ad esempio che in generale le vie dell’Ancesieu richiedano una maggiore fisicità, mentre Voyage sia più simile ad una “Nel Corso del Tempo” al Becco di Valsoera (anche se con molti spit in meno).   Scegliete bene il giorno per salirla. In una giornata lunga e calda sarà un’esperienza memorabile e soprattutto divertente.   Riporto ora una relazione della via, percorrendo nella parte bassa i primi 3 tiri di Elixir d’Astaroth, cosa che oltre a consentire di evitare il canale nevoso di accesso (pericoloso con isoterma alta), permette di aggiungere 3 tiri bellissimi alla salita.

Ma andiamo con ordine… per prima cosa occorre raggiungere la S0 e da nessuna parte se ne parla. La via attacca sotto 2 evidenti tettini nella parte sinistra della parete sud-est, in corrispondenza di una comoda piattaforma da cui parte un diedro di roccia grigia. Per raggiungere la piattaforma occorre superare nel punto migliore la terminale e reperire una breve fessura lunga circa 5 metri che conduce ad una rampetta obliqua. Si sale la fessura (legandosi e proteggendosi con 1 FR) e si raggiunge questa rampetta che porta facilmente alla base del diedro di attacco. Siamo qui alla S0, su spit.

l1 capucin

L1 - ELIXIR_6B

L1: si sale il diedro che muore sotto il tettino di destra. Si protegge ottimamente il traverso sotto questo tetto e lo si supera nella parte destra trovando immediatamente la S1, su spit. 6b
L2: sopra la sosta parte una bellissima fessurina abbastanza sottile. La si segue interamente fino alla sosta 2, su fix. Dalla base la fessurina sembra difficile e non semplice da proteggere. In realta la lunghezza è relativamente semplice e solo nella parte finale c’è un piccolo passetto un po’ più complesso. Il tutto è comunque sempre ottimamente proteggibile. 6b+

l2 capucin

L2 - FESSURINA ELIXIR_6C

L3: dalla sosta salire un bel diedro classico fino alla cengia mediana del Capucin. Qui ci sono molte soste, individuare quella più in alto, sempre su spit. 5c
L4: è il primo tiro di Voyage vero e proprio. Dalla sosta noi abbiamo percorso una linea che va prima a dx e poi rientra a sx. È caratteristico un passo ad inizio in tiro in cui occorre effettuare un incrocio su Knob dopo essersi protetti su un ottimo chiodo. Poi si sale obliquamente verso dx fino ad una evidente lama staccata che consente di rientrare a sinistra fino alla sosta a spit. 6b, non difficile ma con linea non immediata.
L5: è la famosa placca di Voyage. Il tiro è composto da una prima sezione in placca (6a) protetta da uno spit, allontanandosi dal quale si arriva ad una cengetta alla base di un diedrino aperto. Si sale il diedrino proteggendolo con facilità e nella parte alta si moschettona un secondo spit. Qui parte la sequenza obbligata. Il passo impegnativo (6b+ in placca) è con i piedi 1 metro sopra lo spit e a mio parere assolutamente non pericoloso. Fatto il passo si è con i piedi su ottimi appoggi e si può respirare quando si vuole. Il tiro non è finito, mancano ancora 5-6 metri alla sosta e sono decisamente più facili (5c/6a) ma su cui, qui davvero, scatta assolutamente il divieto di caduta. Si arriva quindi alla comoda sosta su terrazzino, sempre a spit. 6b+ obbligatorio ma non pericoloso. Il 5c/6a invece è expo.
l5 capucin

L5 - PLACCA VOYAGE_6C

L6: Breve tiro in traverso verso sinistra, con uno spit molto utile all’inizio seguito da una fessura rovescia ottimamente proteggibile fino in sosta, a spit. 6b
L7: Tiro breve ma decisamente impegnativo se scalato in libera. Si parte con una dulfer rovescia verso sinistra, proteggendosi con FR fino ad uno spit parecchio in alto. Moschettonato questo il passo in libera a sinistra è veramente estremo, ma si può evitare con facilità appendendosi al rinvio e allungandosi alla fessura, che ora è molto più semplice e si risale fino in sosta, a spit. 7a+ (duro) in libera, oppure 6b/A1.

l3 capucin

L7 - PENDOLO VOYAGE_7a/b

L8: Tiro più semplice. Si risale una bella e non difficile serie di fessure sopra la sosta fino alla sosta successiva, sempre a spit. 5c
L9: Tiro impegnativo in cui non è facile individuare la linea corretta. Si sale sopra la sosta fino ad una cornice orizzontale che consente di traversare per 3-4 metri perfettamente a destra in orizzontale. A destra si vede un fessurino sottile con chiodi e qualche spit (sono di Flagrant Delire). NON raggiungere questo fessurino ma puntare ad un diedrino a sx di questo, in cui a metà è incastrato un nut. Risalire tutto il diedrino sopra il quale, anche se non visibile dal basso c’è la sosta. Il diedrino si protegge bene con micro FR o TRICAM. Gli ultimi metri sono atletici ma è possibile piazzare delle buone protezioni immediatamente prima. Sosta a spit. 6c+
L10: Altro tiro impegnativo. Dalla sosta si effettua un passo verso sx (protetto da spit antesignano) che consente di afferrare una buona fessura. La si risale per qualche metro fino ad abbandonarla per risalirne un’altra parallela, a sx. Stessa cosa con questa seconda fessura, che si risale e si abbandona per una terza fessura parallela a sinistra al termine della quale c’è il primo spit del tiro. Fino qui il tiro, facendo un minimo di attenzione, si protegge bene e soprattutto è possibile sempre stare bene sui piedi. Dopo lo spit si segue un’altra linea di fessurine rovesce fino ad un secondo spit che proetegge un passaggio finale su tacche prima della sosta, a fix. 7a
L11: Ultimo tiro impegnativo: dalla sosta ci si sposta a sinistra verso una fessura rovescia da risalire faticosamente in dulfer per qualche metro. Si continua sulla stessa fessura in direzione di una vecchia sosta a chiodi che non si utilizza. Ci si ribalta a sinistra e si reperisce un secondo diedro fessura che consente di raggiungere un fix con moschettone. Dopo aver moschettonato questo ci si fa calare per 2/3 metri e si inizia a pendolare verso destra. Afferrando 2 tacchette e effettuando un piccolo ribaltamento si trova la sosta.
Fondamentale dal fix farsi calare per qualche metro, altrimenti raggiungere la sosta è ben più difficile. Anche questo tiro in libera è impegnativo, almeno 7a, ma può essere percorso interamente in A1, fatta eccezione per il passo dopo il pendolo che consente di raggiungere la sosta, sempre a spit.
L12: Dalla sosta seguire la linea di debolezza che traversa verso dx su roccia non sempre ottima e spesso umida. Dopo aver aggirato un diedro aperto verso destra si giunge alla sosta a spit.
L13: Risalire il diedro imbuto sopra la sosta fino ad una larga cengia posta una 20ina di metri sotto la cima del Capucin, altra sosta a spit. Per raggiungere la cima si salgono i facili metri che conducono in vetta al monolite, su cui è posta una sosta a spit.
DISCESA: vi sono molte diverse linee attrezzate sulla parete. Volendo si può scendere interamente sulla va di salita su ottime soste a fix e maillon, ma è ancora più veloce, dalla S12 alla base del diedro-imbuto finale scendere, scendere tenendo leggermente la dx (faccia alla parete) e utilizzando nella parte alta le calate di Flagrant Delire. Successivamente ci si può ricongiungere alle soste di Voyage più o meno all’altezza del tiro in placca. Nella parte passa ottime le calate sulle soste di Elixir utilizzate in salita, con cui si salta agevolmente anche la terminale.


Relazione ed impressioni di Fabio Cappellini da una ripetizione di agosto 2011 con Marco Bagliani

 

 bshop logo
CNA Assicurazioni Srl Via Spalato 62A Torino
bshop logo
Logo Wild Country
Libreria editrice la Montagna Torino
Palestra arrampicata Bside Torino

Litografia Briver
 Palestra arrampicata SASP Torino