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Adriano Trombetta: portatore sano di entusiasmo

Confessiamolo, anche chi si sente più attrezzato e ottimista in questo periodo è vittima di una sottile depressione. L'inattività ci spinge a frugare nei ricordi e nelle cose che ci hanno reso felici, sentiamo il bisogno di essere rincuorati dal passato per guardare al futuro.

 Per caso mi sono imbattuto in questo video che è pura energia positiva, come solo Adriano Trombetta sapeva esprimere con i suoi amici.
Il luogo è l'Orrido di Chianocco, uno dei gioielli più nascosti della Valle di Susa. L'ambiente è straordinario e l'arrampicata fatta spesso di lanci su monoditi e biditi è molto selettiva.

 

Adriano in Aperura sulla Giorda Trombetta alla Rocca dell'Ulivo (Toirano)

Ma il tema di questo video non è certo la difficoltà e tantomeno la prestazione. Questo breve filmato amatoriale, montato magistralmente da Michele de Caro, mette in luce la capacità di Adriano di condividere il suo entusiamo strabordante con chi gli stava intorno.
Adriano aveva invitato quel giorno due ragazzi giovanissimi Riccardo e Michele, Michele Amadio oggi una delle più forti guide della Valle d'Aosta, sposato con una Blanc e papà di due bambini. Miky era giovanissimo e già un grande talento, il Tromba ( così chiamavamo Adriano) aveva voluto invitare anche me che ero già intorno ai 50 anni e non proprio a mio agio su quel tipo di scalata.

Adriano sui muri spettacolari della Giorda Trombetta

Con Adriano in quel periodo condividevamo grandi aperture in montagna dal Becco di Valsoera ( Stairway to Heaven) al Monte Castello e aveva un grande rispetto per le mie vecchie vie aperte tra la fine degli anni '70 e gli anni 80 come Sturm und Drang o Aldebaran.
Era assetato di storie, racconti, voleva sapere tutto anche su come avevo scoperto la fessura Sitting Bull, sua vera ossessione tanto da aprire vicino altre linee Trad come Shitting Bull. E credo che fù lui il giustiziere misterioso che schiodò gli spit che qualcuno aveva messo sul mio Diedro Atomico in Valle dell'Orco aperto nel 1979 .
Spesso si vestiva con un maglione peruviano come aveva visto nelle foto di Gian Carlo Grassi, un po' invidiava chi come noi aveva vissuto il periodo pionieristico e la scoperta della Valle dell'Orco e delle altre valli torinesi.

Andrea Giorda in apertura sulla Giorda Trombetta  Foto A. Trombetta


Nel video si vede bene come curi i ragazzi e anche me (!), che potrei essere suo padre, con lo stesso zelo e passione. Per lui la condivisione con le persone che stimava era fondamentale, era un generoso contagioso. L'Orrido di Chianocco era un gioiello dimenticato e lui richiodò i vecchi itinerari e ne fece di nuovi diventando il suo regno.
Lungi dal farne un santo, i suoi pregi erano tanti almeno quanti i suoi lati , diciamo critici. Non era diplomatico e questo gli costò un sacco di problemi nel mondo della scalata ma non solo. Proprio qui a Chianocco si scontrò con le maestranze del Parco, che caso più unico che raro pagarono una guida per schiodargli tutte le vie!
Nulla valse che il Parco a sue spese avesse realizzato la ferrata nello stesso luogo, una contraddizione evidente. Inutile dire che come Penelope Adriano rimise a posto le vie lasciando capolavori a disposizione di tutti noi.
Il Tromba non è riassumibile con un aggettivo, spesso appariva grezzo ma nel contempo era un cultore di musica e componeva sulla scia di un nonno acquisito grande direttore d'orchestra.
La sua era vita basata sul disordine, ho condiviso il suo furgone e quando mi ha dato da mangiare ad Aiglun ha confessato che non aveva mai lavato i piatti, troppo tardi per me che avevo già mangiato.

Adriano Trombetta a Toirano alla base della  Giorda Trombetta (GT)

Per poter scalare si massacrava d'estate a Chamonix dove una agenzia vendeva ai giapponesi il pacchetto Monte Bianco, che consisteva nell'arrivo con aereo a Ginevra, giorno di prova con ramponi sul ghiacciaio e poi salita al Monte Bianco, inutile dire che i clienti mai avevano visto una montagna e parlavano solo giapponese. I suoi racconti erano tragicomici, anche perchè per essere pagati il cliente doveva arrendersi. Un anno ne fece anche 10 di pacchetti.
Ma il Tromba era anche quello delle grandi intuizioni, la sua via criticatissima nel vallone di Sea, Incastro a Mario è un vero capolavoro di scalata in fessura, criticatissima perchè incrociava e mischiava vecchie vie.

La scorsa estate mi è capitato di vederla in discesa da Docce Scozzesi e maledizione sono capitato su una delle sue soste fatte con spit da otto millimetri (!), uno era uscito ed io ed il mio compagno non sapevamo come scendere, a distanza di anni gli ho mandato un affettuoso vaffa che ha risuonato nella valle, mi avrà sentito? Grazie Tromba, della tua energia avremmo tanto bisogno.

Andrea Giorda CAAI – Alpine Club UK

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